PERDERE AEREI AI TEMPI DEL COVID
la situazione ad edimburgo

Arriviamo all’aeroporto di Edimburgo con 10 minuti di anticipo, ma nonostante questo e nonostante fossimo in 13 sull’aereo, le valigie ci mettono circa 20 minuti a comparire sul nastro.
Dopo aver dedicato un po’ di ansia anche al recupero bagaglio, saluto la mia nuova amica Marina, che dopo aver condiviso con me i patemi della lobotomia, se ne va a scontare la sua quarantena in un appartamento di Edimburgo, dove attenderà di essere scagionata per andare a passare le sue vacanze in solitaria alle Shetland. Chiamala scema.

Atterrando ad Edimburgo                                                                                          Finalmente la Scozia

rinnovate ansie

La mia nuova preoccupazione è: avendo io preso due voli di due compagnie diverse, non effettuando quindi un vero e proprio scalo, ed essendo quindi passata per i controlli alla frontiera, risulterò come passeggera in scalo o dovrò scontare anche io la quarantena per aver toccato suolo scozzese?

Non lo so. Lo saprò dopo che avrà aperto il check in, con 15 minuti di ritardo, e dopo che sarò riuscita a superare la lentiiiiiiissima coda per il check in.
Nessuno sa un cazzo, è quello il fatto. Nessuno sa del tampone, nessuno sa del passenger locator form, nessuno capisce un cazzo di niente, neanche chi lavora in aeroporto.

sono salva, oppure no

Fatto sta che tocca a me e io ormai sono in un bagno di sudore, sono visibilmente alterata tanto che mi immagino a dover scongiurare l’addetto ai controlli di non mandarmi a fare una perquisizione anale.

E invece passo, dopo quasi un’ora di coda. I controlli di sicurezza sono sorprendentemente snelli, e in breve sono catapultata nella terra promessa, l’after security area.

All’imbarco la tizia che controlla tutto il controllabile è scazzatissima ma io lo sono di più perciò le do tutte le scartoffie di cui ha bisogno e passo oltre.

bocche piene di schwa

Nella blindatissima pista nessuno controlla dove dove stiamo andando e come polli senza testa seguiamo una passeggera che si dirige svelta verso la zona in cui si imbarcano i bagagli in stiva finché una tizia incazzatissima e con la bocca piena di schwa ci urla “nət thət wəəəy nət thət wəəəy” così violentemente che quasi quasi ci laviamo anche i denti e ci mettiamo il pigiama.

E invece imbocchiamo la strada giusta e saliamo sull’aereo.

Posto 12 d. Sono salva. Sono a bordo.
E tutto grazie a questo tecnologico lascia passare.

Il mio tecnologico lasciapassare
Il mio tecnologico lasciapassare
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